Il fascino discreto della democrazia

Non la scorderò mai quella mattina di 8 anni fa quando ho saputo che ha vinto Obama. Quel momento storico. Proprio quell'anno, ho avuto la fortuna di vivere con una ragazza statunitense. Stacey ed io, due donne giovani, e altri due ragazzi, abitavamo a Firenze nella stessa casa, e dopo qualche giorno, da coinquiline siamo diventate amiche. E lo siamo ancora nonostante la non poca distanza geografica che ci separi. Un oceano, praticamente.

Mi ricordo quel giorno storico delle elezioni di 2008. Sono entrata nella camera della mia amica per chiedere se voleva un caffè o per una stupidagine del genere. Io non ho capito subito il vero significato di quel momento, che stava succedendo qualcosa di importante. Sono entrata e ho visto lei davanti al computer, collegata, tutta agitata, dando risposte confuse alle mie domande, con le occhiaie sicuramente per la sonnolenza dopo la nottata delle elezioni, mentre gli occhi brillavano, era quasi in trans. Lei ha capito il momento, io, ancora, no.

Mi sono seduta accanto a lei e abbiamo iniziato ad ascoltare insieme il famoso victory speech di Obama. In quella scena era qualcosa di molto simbolico. Io, "la ragazza dell'Est", scettica, incredula, con lo sguardo sempre diffidente, anzi cinico nei confronti di ogni fenomeno politico, ma soprattutto nei confronti di qualsiasi vittoria di qualsiasi persona nella vita politica, sicuramente un approccio dovuto a quell'ereditá storico-culturale che solo un paese dell'Est Europa può lasciare ai suoi cittadini con la sua pazzesca e quasi incomprensibile complessitá... e lei, ragazza statunitense, "la amerihana" come dicevano i fiorentini, entusiasta, fiduciosa, una che crede nei valori, nel progresso, nella forza dell'unione, nella democrazia, sicuramente grazie all'ereditá storico-culturale che solo un paese come gli Stati Uniti può lasciare ai suoi cittadini con il suo incredibile potere non solo economico ma anche, e questo tendiamo a dimenticare o facciamo finta di dimenticare, ideologico.

Ecco, scetticismo contro entusiasmo, cinismo contro idealismo, pessimismo contro ottimismo, noi due con i nostri bagagli culturali, in qualche modo rappresentavamo, senza renderci conto, Europa e America... e mentre ascoltavo guardavo anche lei... seguendo il filo logico del discorso, mia amica Stacey ripeteva con sempre piú commozione il famoso ritornello "Yes we can"... e io guardando lei che era tutta entusiasta, fiduciosa, giustamente fiera di questa enorme vittoria di un presidente afro-americano appena eletto, pian piano mi sono sciolta anche io... Cominciavo a capire l'importanza di questa vittoria. Che solo un anno prima era impensabile che un afro-americano potesse entrare con la sua famiglia a Casa Bianca. Solo qualche mese prima se avessero chiesto se era possibile una cosa del genere la maggior parte della gente avrebbe risposto di no. Cioè in teoria sì, ma in pratica? Invece sì, anche in pratica! Cominciavo a capire che questa non è una vittoria solo di Obama o degli afroamericani. Non solo. É una vittoria della democrazia, è una vittoria di tutti. Qua ha vinto la democrazia, tramite lui, grazie anche a lui, ma grazie anche al popolo americano che ha creduto in quel momento storico nei propri valori.

E mentre ascoltavo lui e guardavo lei con le lacrime agli occhi e ogni tanto la diretta ha fatto vedere il pubblico, persone commosse, piangendo anche loro, persone di colore e persone bianche, mi sono resa conto che stavo piangendo anche io e alla fine del discorso abbiamo ripetuto tutti insieme, Obama, il pubblico, Stacey ed io: "Yes, we can".

Un passo enorme per l'umanità, un successo della democrazia nei termini di uguaglianza, di diritti umani, di dignità. Un momento storico per il mondo e un momento magico per me che il destino mi ha regalato di testimoniare e vivere con Stacey.

Obama poi, anche se criticato per certe decisioni o non del tutto accettato per la sua politica, comunque non ha tradito la fiducia degli americani e ha provato che era un degno presidente in tutti i sensi. Tanto è vero che nel 2012 l'hanno rieletto. Dopo la crisi scoppiata nel 2008 proprio in America, che ha sconvolto poi tutto il mondo! Dopo una crisi del genere i politici di solito devono uscire dalla scena della politica indipendentemente dal fatto se erano la causa o no della crisi. 99% dei politici non avrebbe vinto dopo una crisi del genere. Invece lui, sì. Sicuramente grazie alla sua politica e al suo carisma.

... e ora?

Nel 2016? Che è successo? Come interpretiamo la scelta degli americani? Così, a prima vista sembra un passo enorme... indietro però... come si può interpretare diversamente l'elezione di un superarrogante milliardario senza scrupoli, xenofobo, islamofobo e misogino? Come si poteva scegliere Trump dopo Obama? Cioè come possiamo digerire un declino così evidente? Un passo indietro così netto?

Sicuramente analizzando la situazione: ovviamente ci sono diversi motivi per cui ha vinto lui... o perchè ha perso la Clinton. Che forse è la chiave di lettura giusta. Qua probabilmente non ha vinto Trump, ma ha perso la Clinton.

Si tratta di populismo? É stata una scelta di pancia e non di testa? Gente troppo frustrata che poi sceglie qualcuno di radicale come vediamo spesso nella storia? O è una questione di voglia di cambiare visto che Trump è un outsider della politica?

É una questione anche raziale, è un "white-lash" come dice un giornalista, e tanti con lui? É per la politica antiglobalista di Trump? É il fatto che Trump è riuscito a capire gli americani del Mid-West e delle regioni deindustrializzate? A proposito, un miliardario come mai riesce a convincere gli americani disoccupati, poveri, frustrati a votare a lui? Perchè è un showman?

É il fallimento della politica tradizionale? Voglia di novità visto che la Clinton apparteneva alla vecchia amministrazione? Gli errori di Hillary Clinton, la sua politica che favoriva la guerra? Il suo scandalo delle mail private?

E ancora si potrebbe continuare l'elenco che hanno portato a questo risultato che solo pochi riuscivano a prevedere.

Insomma, tanti fattori, tanti interessi diversi, tanti strati economici e sociali diversi.

Rimane, almeno per quanto mi riguarda questa amarezza, questa delusione che significa per me la vittoria di un arrogante milliardario xenofobo e misogino.

La prima conclusione che possiamo trarre è che c'è una spaccatura sociale e economica più grave di quello che immaginavamo. E che c'era una grande quantità di elettori che è rimasta silienziosa. Delusi, stufati dalla politica tradizionale e dalla crisi economica che non ammettevano che avrebbero votato Trump, probabilmente perchè allo stesso momento sapevano che la Clinton sarebbe stata la scelta politicamente corretta. 

Ed è proprio qua possiamo fare una riflessione, anche noi in Europa. Che non ascoltavano la vera voce della gente commune. Nei media, nei social c'era questa immagine così forte di Trump razzista e misogino e cioè politicamente non corretto che la gente comune proprio non poteva ammettere che in realtà avrebbe scelto lui, ma non perchè è razzista e misogino, ma perchè lui era concreto, pragmatico. Perchè lui dice "America first". Prima gli americani. Il famoso middle class bianco dimenticato. Sono convinta che una grande parte degli elettori non ha scelto lui perchè è razzista o tratta le donne come se fossero oggetti. L'ha scelto nonostante questo, per altri motivi.

Una grande parte degli elettori non è razzista, islamofobo e misogino, solo che non ha trovato l'alternativa e non poteva esprimersi liberamente quindi è rimasta silenziosa, nascosta.

Morale della favola? Due sono le conclusioni che dobbiamo capire anche noi in Europa, ma credo in tutto il mondo. 1. che ha detto anche Hillary subito dopo le elezioni perse: c'è una divisione sociale più grande di quello che immaginavamo. 2. che lei non ha detto ma deve ammettere prima o poi: se la gente non può esprimere liberamente quello che sente, il disagio, la frustrazione, cioè non si sente ascoltata, non solo si può perdere le elezioni, ma è proprio la democrazia che si perde. 

Quindi dobbiamo cambiare la canzone "Love is in the air" in "Hate is in the air"?... No, la mia risposta è no. Apparentemente ha vinto l'arroganza, il populismo, la manipolazione basata a diverse paure, il razzismo, l'islamofobia, l'odio... In realtà l'errore è stato "semplicemente" non ascoltare bene la gente. Che magari non ha trovato la vera alternativa.

Penso, come ha detto anche Obama, che il percorso della democrazia è un percorso complicato e difficile in cui ci possono essere e ci sono deviazioni, ostacoli, blocchi, e a volte anche passi indietro. Fa parte del tutto.Fa parte del gioco. Accettiamolo. E il discreto fascino della democrazia.

Chissà, magari alle prossime elezioni festeggeremo tutti la prima donna come presidente degli Stati Uniti. Vedremo. Sarebbe bello viverlo con Stacey.